Horizon by Barry Lopez

Horizon by Barry Lopez

autore:Barry Lopez [Lopez, Barry]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Travel, Essays & Travelogues, Nature, Essays, Biography & Autobiography, Personal Memoirs
ISBN: 9780394585826
Google: AGNjDwAAQBAJ
Amazon: 0394585828
editore: Black Coffee
pubblicato: 2019-03-19T00:00:00+00:00


Il problema di questo diagramma è che l’evoluzione non procede in tal modo. Essa funziona piuttosto così:

Come vediamo, sono molti i vicoli ciechi e le variazioni genetiche, oltre a qualche ibridazione. Alcune linee di discendenza corrono quasi parallele per lunghi periodi di tempo prima di terminare, o di diramarsi notevolmente verso altre direzioni. La complicazione ulteriore è che l’evoluzione del regno animale appare un po’ più così:

come quando, ad esempio, Homo sapiens e Homo neanderthalensis, le cui linee si separano circa quattrocentocinquantamila anni fa, vanno a ibridarsi quattrocentomila anni dopo in Europa o nell’Asia occidentale, producendo una coorte umana «ibrida» che scompare presto ma che virtualmente, in tutti gli esseri umani non africani, lascia una piccola percentuale di geni Neanderthal.

In breve, è difficile dire esattamente da dove un qualsiasi individuo del genere umano sia arrivato. Sembra che discendiamo tutti da popolazioni umane relativamente piccole e isolate, molte delle quali potrebbero essersi ibridate in qualche momento imprecisato e alcune delle quali furono in grado di conservare quei geni che conferiscono loro un determinato aspetto. Basta camminare per le strade di Montréal, Singapore o Istanbul per vedere quanto sia varia la specie H. sapiens, anche se da una certa prospettiva ci assomigliamo tutti. Ai paleoantropologi piace evidenziare che i singoli individui umani dell’unità tassonomica Homo sapiens sono più imparentati con gli scimpanzé dell’unità tassonomica Pan troglodytes di quanto lo siano le pecore con le capre (gli esseri umani e gli scimpanzé condividono oltre il novantotto per cento dei propri geni).

Fisso le cime degli alberi in lontananza, che vorticano nella brezza notturna e si allacciano tra loro, e confido ancora di più nell’ordine della vita offerto dalla natura, ma vorrei che calasse il vento. Vorrei che i rami fossero immobili per riconoscere in quel guazzabuglio una discendenza unica e continua che porta a H. sapiens. Tuttavia, metaforicamente parlando, la brezza non molla. Anche se così fosse, mi perderei facilmente uno specifico ramo perché oscurato da un altro, oppure vedrei due ramoscelli spuntare dallo stesso ramo quando in realtà crescono su due differenti. O ancora, sarebbe facile dare un senso a un caso di anastomosi, quando un ramo cresce da dentro un altro, come è successo nella storia di H. sapiens3.

Va detto che il sentiero dell’evoluzione umana non è il pasticcio senza speranza che appare ai nostri occhi. Il problema è che, primo, la metafora dell’albero è fuorviante e secondo, ci sono ancora troppi pochi fossili umani per dire veramente qualcosa di definitivo su ciò che ci ha preceduto nella discendenza ominine. Sono problemi concettuali ed empirici anche molto reali, che possiamo però momentaneamente tralasciare per affermare che ormai un’idea piuttosto buona di chi erano i nostri antenati più recenti ce l’abbiamo.

La maggioranza dei paleoantropologi generalmente concorda nel dire che circa undici milioni di anni fa, durante il medio Miocene, un singolo primate diede origine a due distinte linee di sviluppo, entrambe ancora in corso: una è oggi rappresentata dal gorilla (Gorilla gorilla) e da un certo punto del tardo Miocene l’altra ha iniziato



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